lunedì 9 settembre 2013

La maestra Manuela è stata in Brasile



Qilombo riserva indigena


ALLA  SCOPERTA  DEL  MONDO  CARIOCA
DALLO  ZAINO  INTERIORE  DELL’ESPERIENZA  MISSIONARIA  IN  BRASILE  2013

Ho avuto l’opportunità di conoscere il Brasile “vero”, non quello da cartolina; sono partita alla scoperta di popoli lontani e luoghi meravigliosi, ho viaggiato molto tra splendidi paesaggi sudequatoriali e moderne città, per ore e ore ho visto scorrere il Brasile davanti a me con le sue infinite sfumature di verde e una magnifica e varia vegetazione. Il Brasile è una Repubblica Federale costituita da 27 Stati, grande quasi trenta volte l’Italia, è un vero e proprio “mondo”, è un’affascinante terra di contrasti dove ricchezza e povertà si intrecciano, è il paese dove storicamente si fondono tutte le etnie del pianeta Terra, un miscuglio di popoli abbracciati senza alcuna distinzione dalla statua del Cristo Redentore che dall’alto della rupe del Corcovado benedice e accoglie l’umanità intera. Ho fatto in Brasile due esperienze missionarie: la prima esperienza missionaria nello Stato del Pernambuco (uno dei più poveri del Brasile) qui sono stata a Recife dove è sepolto dom Helder Camara un Vescovo che ha lottato per riscattare le condizioni degli ultimi mettendo la Chiesa al servizio dei più poveri; sono stata nella Diocesi di Afogados da Ingazeira, dove grazie al Vescovo Egidio Bisol (italiano in missione dagli anni settanta) a due a due siamo stati inviati e ospitati nei villaggi, proprio come fece Gesù inviando i 72 discepoli in missione a due a due (Lc. 10,1) e proprio come quei discepoli anche noi siamo tornati pieni di gioia come racconta l’evangelista (Lc. 10,17), e nel villaggio di Carnaiba, dove sono stata inviata, la giornata segue la parabola del sole (anche perché l’illuminazione pubblica è quasi assente) gli abitanti vanno a dormire molto presto e il primo gallo canta poco dopo le tre del mattino per far ricominciare la vita di ogni giorno nel villaggio prima ancora dell’alba; qui ho conosciuto persone malate, persone povere e accoglienti che hanno saputo condividere il proprio cibo con gli ultimi degli ultimi, ho visto la dignità del loro possedere nulla, mi hanno fatta entrare nelle loro povere abitazioni e loro sono entrate nel mio cuore! La seconda esperienza missionaria è avvenuta in una zona industriale a Volta Redonda  nello Stato di Rio de Janeiro, qui sono stata ospitata da una famiglia che vive in una favela dove mancano tante cose materiali (dove il tetto è un ondulato di lamiera, la porta non ha serratura, il pavimento può avere o meno le piastrelle,…), ma in realtà non mi è mancato niente perché l’accoglienza e l’affetto ricevuti sono stati strepitosi ed hanno colmato tutte le possibili mancanze materiali, ci hanno donato tutto, anche il loro tempo accompagnandoci ovunque e preparando mille cose per tutti noi, sono persone semplici e fiere, anche la loro fede è semplice ma le loro celebrazioni sono molto partecipate e coinvolgenti, si impara di quante cose si riesce a fare a meno e ad essere felici, ed io in favela sono stata proprio bene! ”Favelas” è il nome usato per le baraccopoli latinoamericane che sorgono nelle periferie delle metropoli del sud del mondo, dove si concentrano i più poveri, dove le condizioni di vita sono molto precarie e i servizi fondamentali (acqua corrente, fognature, elettricità) a volte sono ancora assenti. Ho conosciuto in queste terre e in queste esperienze Vescovi e sacerdoti splendidi nel loro esserci, nel loro essere testimoni e nel loro servire i fratelli! Nel mezzo, cioè tra le due esperienze missionarie, sempre ospitata in famiglia, ho vissuto con gioia la travolgente GMG a Rio, nello Stato di Rio de Janeiro, dove oltre tre milioni di persone si sono riversate da tutto il mondo per vivere tanti momenti importanti, con la guida dei Vescovi e di Papa Francesco, e principalmente l’Incontro con Cristo nell’eucarestia domenicale nella spiaggia di Copacabana. Il tema della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù è stato: “Andate e fate discepoli tutti i popoli” (Mt. 28,19), l’invito finale del mandato del Papa è stato : “Andate senza paura per servire. Il Vangelo è per tutti!”. Uno non “fa il cristiano”, ma “è cristiano”; uno non “fa il missionario”, ma “è missionario”: si è cristiani e missionari sempre, non in particolari momenti della giornata o della vita! Qualunque persona è cristiana nelle sue giornate, al lavoro, a scuola, in famiglia, con gli amici, nello sport, nel tempo libero, non solo in parrocchia! Sempre, in ogni luogo, in ogni momento, ad ogni età.  Forse non si può essere cristiani senza essere missionari, infatti Gesù dice di andare ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura. Anche nella vita quotidiana chi vuole mettere in pratica l’esortazione del Maestro, quindi, non può fare a meno di testimoniare con il proprio comportamento l’amore che prova per il Vangelo, restando fedele ai suoi insegnamenti, rispettando il più grande comandamento “ama il prossimo tuo come te stesso”, mostrandosi fiero della propria fede in Dio e raccontando quanto è importante per la propria vita la presenza di Gesù. Veramente la lingua diversa non è un ostacolo se si comunica attraverso il linguaggio dell’amore! Ho fatto esperienza di incontro con una umanità che è felice con poco anzi con niente e che ti accoglie, ti abbraccia con affetto, con sincerità, sono persone di una semplicità disarmante e si resta contagiati dalla vitalità della loro fede (in Brasile i laici hanno molto più spazio nella liturgia rispetto alle nostre comunità italiane). In questo viaggio siamo stati accompagnati da un diacono, alcuni sacerdoti e dal Vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol e tutti insieme abbiamo condiviso questi magici momenti. In ogni luogo dove arrivavamo ci aspettava una bellissima sorpresa, un gruppo di donne, uomini e bambini organizzavano una festa in nostro onore con canti, balli, musica, cibi tipici (fagioli neri, riso, farofa cioè farina di manioca, guaranà, frutti locali,…) e regali (quanti doni abbiamo ricevuto…); danze e canti sono caldi e coinvolgenti, i brasiliani hanno la musica e il ritmo nel sangue, in ogni luogo provavano (con scarsi risultati) ad insegnarci i loro balli e le loro tradizioni (frevo, samba, capoeira). Chiunque dopo aver fatto un viaggio in Brasile resta affetto da ”saudade”, ovvero dalla “nostalgia” di quei momenti e quei luoghi incantevoli (intendendo: incontri, cibi, storia, musica, bellezze naturali, animali, momenti di preghiera, gioia e dialogo, …e chi più ne ha più ne metta), il Brasile non si può dimenticare! Sono tornata a casa più ricca che mai, felice delle tante esperienze vissute in tante giornate, e sarei pronta a ripartire!

Manuela  (Insegnante di Religione) 

Cappella in favela

2 commenti:

  1. Grazie di questo post, maestra Manuela, ci hai dato lezioni di vita.

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  2. Che post magnifico, credo sia un'esperienza bellissima, che lascia un segno indelebile.
    Grazie per questa gradita testimonianza
    Un abbraccio e buon anno scolastico a tutti voi!!

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